23 marzo 2006

Clima di elezioni - lo spauracchio comunista

A sentire gli umori in giro non c'è molto da rallegrarsi in questo periodo di fermento elettorale. Premetto anche che il fermento lo vivo io, i giornalisti ed i politici mentre le restanti persone che mi circondano se ne fregano. Chi ha le sue idee se le tiene, senza neanche mostrare un interesse ad informarsi prima di scegliere, tanto è solida la sua supponenza. Chi non ha un'idea precisa molto probabilmente è perché non s'è informato in passato e quindi non inizia ora.
Ma se queste persone, quelli troppo-informati e quelli dis-informati, fossero stati educati serenamente allo sviluppo di un pensiero oggettivo comprenderebbero facilmente che è DOVERE di ogni elettore sapere CHI andrà a votare.

Se i bambini fossero considerati veramente dei piccoli-adulti verrebbe data loro la possibilità di esercitare un'autonomia di pensiero che si rifletterebbe nei loro comportamenti da adulti, anche in campo politico. Ma se i genitori hanno sempre imposto il loro punto di vista ai loro figli, senza fornire motivazioni oggettivamente condivisibili, ecco allora che l'adulto, finalmente consapevole di una sua autonomia di esercizio, si impunta su una idea e la porta avanti senza troppo curarsi della sua fondatezza e senza mai rimetterla in questione.
Se uno è cresciuto con genitori cultori del mito del mostro-comunista il loro figlio resterà sempre imperniato politicamente su questo punto. Se anche razionalmente arriva ad ammettere che c'è del marcio da ogni parte, alla fine la componente sentimentale legata alla famiglia lo porta a pendere dalla parte degli anticomunisti.

Un politico in particolare ha cavalcato questa paura dei cittadini italiani, dicendo di tutto contro i comunisti e su questo punto ha costruito tutta la sua immagine elettorale. Questo uomo è Silvio Berlusconi, l'incarnazione dell'anticomunismo. Ma che hanno poi fatto questi comunisti? Crimini storici come tutte parti ancora presenti sul piano politico. Marx sostenne per tutta la sua vita la visione storica della politica sociale. Eppure nel 2006 siamo ancora convinti che comunismo=gulag o che le forme di comunismo presenti in alcuni paesi (Cina e Cuba) sono quelle prese da modello dagli esponenti italiani del partito comunista. Io penso che l'On. Bertinotti per primo sappia che ciò è irrealizzabile. Inoltre il partito comunista italiano è una fettina intorno al 5% dell'elettorato, mentre i partiti moderati (sia della destra che della sinistra) sono la stragrande maggioranza. Quindi come è possibile temere un regime comunista, in Italia, nel 2006? Come si spiega che i giornalisti, additati sempre come cospiratori della sinistra, promuovano un partito che in Cina, nel 2006, uccide i loro colleghi che esercitano la libertà di pensiero?
L'anticomunismo è follia paranoide.

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